Risk-off generalizzato e convinto: fine della festa sull’azionario? Vedremo..
Crypto-currencies in caduta libera. Scarso assorbimento delle vendite.
Prezzo del petrolio in calo, finalmente, ma resta ai massimi dal 2014
Oro e preziosi potrebbero rimbalzare? Il contesto prudente lo suggerirebbe.
L’inflazione in Germania, col PPI a +24,2% a dicembre, fa paura!


La giornata di ieri, 20 dicembre, era partita bene, con un buon recupero delle borse asiatiche. I listini europei erano partiti con un rialzo poco convinto e la volatilita’ e’ stata elevata per tutta la seduta producendo andamenti erratici degli indici che, con un insperato recupero nel finale, hanno poi chiuso positivi.

Il FtseMib italiano ha segnato +0,7%, similmente al Dax40 tedesco. Il Cac40 francese si e’ fermato a +0,3%, mentre il Ftse100 britannico e’ marginalmente sceso, -0,1%.
Wall Street, dopo lo slancio iniziale, ha chiuso con perdite significative: S&P500 -1,1%, Nasdaq -1,3%, Dow Jones -0,9%.

Il sell-off sulla tecnologia prosegue e la sensibilita’ alla guidance fornite in occasione delle “trimestrali” e’ sempre maggiore. Ieri sera, a mercati chiusi, Netflix ha perso fino al -20% dopo aver segnalato un ritmo di nuovi abbonato sotto le attese di consenso nel 1’ trimestre 2022.

Insieme alla pubblicazione dei risultati dell’ultimo trimestre ed intero anno 2021, riscontriamo una crescente attenzione ai dati macroeconomici, efficaci misuratori della congiuntura e della prospettiva economica. Il quadro che emerge e’ assai misto.

L'Indice sulla salute della manifattura, calcolato mensilmente dalla Fed regionale di Philadelphia, ha sorpreso ieri al rialzo, salendo a 23,2 in gennaio e smentendo le indicazioni emerse solo 2 giorni fa dall'Empire Manifacturing Index, relativo all’area di New York. Gli ordini sono in crescita e si riducono i tempi di consegna, segnalando che si stanno allentando le difficolta’ di approvvigionamento di materie prime e componenti.

Ieri, sempre negli Usa, e’ stato pubblicato il dato sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione, risalite di +55 mila a 286 mila, invertendo la tendenza virtuosa durata sino alla settimana scorsa. Tornano a crescere anche le richieste di sussidi continuativi, a 1.635 milioni, da 1.551.

L’indice dei prezzi alla produzione tedesco (PPI), a dicembre, e’ salito al massimo storico del +24.2% a dicembre, ponendo le condizioni per nuovi incrementi dei prezzi al dettaglio (CPI) nei prossimi mesi, quando gli aumenti “filtreranno a valle”.

Insomma, l’inflazione annuale europea sta ancora salendo, toccando a dicembre livelli da record nell’epoca “Euro”, +5,0%, dal +4,9% precedente, massimo da 25 anni, ma la Banca Centrale Europea (ECB) sembra voler confermare la “stance” iperespansiva degli ultimi anni, ovvero “tassi 0” ancora per tutto l’anno 2022.

Su questo fronte, la ECB sembra orientarsi ad una politica economica divergente rispetto a quella della Federal reserve (Banca Centrale Americana) che ha deciso di muoversi velocemente, probabilmente gia’ da marzo, con una serie di rialzi dei tassi che il mercato stima in 4 da +0,25% nel 2022 ed altri 2 nel 2023.

Tuttavia, dai verbali del meeting ECB di dicembre emerge una spaccatura in seno al Consiglio: un buon numero di membri chiede di agire in senso restrittivo se l’escalation dei prezzi dovesse minacciare la crescita economica, scoraggiando consumi e invstimenti e creando una dannosa spirale prezzi/salari.

Ieri, 20 gennaio, Europa ed Usa si sono espresse sulla questione Ucraina: la Russia ammassa truppe lungo la linea di confine con le province russofone indipendentiste del Donbas, facendo temere una prossima invasione/annessione.

ll Governo di Kiev chiede aiuto militare all’Occidente e l’inclusione nella Nato (North Atlantic Treaty Organization). Biden (USA) e Von der Leien (EU) prospettano pesanti sanzioni economiche alla Russia qualora attentasse all'integrità territoriale Ucraina.

Per la prima volta ieri 20 gennaio, e’ sceso il prezzo del petrolio, comunque vicino ai massimi dal 2014, sostenuto da una domanda robusta, da tensioni geo-politiche, e da un atteggiamento disciplinato dell’Opec+ (Cartello dei maggiori Paesi esportatori) sul ripristino graduale delle quantita’ pre-Pandemia. Il WTI (greggio di riferimento nord-americano, segna 84,0 Dollari/barile, -1,9% (ore 13.00 CET).

Stamattina, 20 gennaio, le borse dell’Asia-Pacifico hanno chiuso in forte calo, in scia al calo di Wall Street di ieri: il CSI300 di Shanghai&Shenzhen ha perso -0,9%, il Nikkei giapponese -0,9% (-3,1% nella settimana), il Nifty indiano -0,9%, il Kospi coreano -1,0%. In pareggio l’Hang Seng di Hong-Kong, +0,05%. In Giappone, l’inflazione e’ salita anche in dicembre, a +0,8% annuo, ma mano di quanto stimato.

A fine mattinata, i listini europei perdono in media -1,5%, proseguendo la striscia negativa settimanale, con una chiara atttudine “risk-off”. I future su Wall Street anticipano aperture negative, con quello sul Nasdaq -0,8%.

Cambio di rotta sui rendimenti dei Governativi. Il clima di avversione al rischio fa scendere di 7 bps in un solo giorno quello del decennale Usa a +1,77%: in Europa vediamo il rendimento del Bund decennale tedesco a -0,06% e quello del BTP a +1,29%. Spread stabile a 135 bps.

Giornata catastrofica per le cryptovalute: vendite massice con scarso assorbimento spingono Bitcoin a -10%, sotto 38 mila Dollari, dimezzato rispetto ai massimi di novembre.

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