Inflazione usa in calo nel dato generale, in lieve ascesa quello “core”. L’inflazione “core” e’ ancora troppo alta per supportare un taglio dei tassi. Export cinese in forte ascesa a marzo. Import ancora debole. Euro/Dollaro sopra 1,10: non accadeva da aprile 2022.
Negli Stati Uniti, a marzo, i prezzi al consumo sono cresciuti meno delle attese, +0,1% mese su mese, portando la variazione annuale a +5,0% (vs +6,0% di febbraio e +9,1% di giugno 2022), al livello più basso da maggio 2021.
Il dato “core”, quello depurato dai prezzi di cibo ed energia, è cresciuto +0,4% mensile contro il +0,5% a febbraio, in linea con le stime, spingendo a +5,6% la variazione annua, dal +5,5% di febbraio. Peccato che analisti e investitori giudichino il dato "core" ancora troppo alto e insufficiente ad indirizzare la Federal Reserve (FED-Banca centrale Usa) ad un ammorbidimento sui tassi.
Il dato di marzo depone a favore di una prossima pausa nella serie di rapidi e dolorosi rialzi dei tassi di interesse, ma la svolta potrebbe non essere nel prossimo meeting del 4 maggio bensi’ in quello di giugno. Ad un nuovo rialzo del costo del denaro di 25 bps a maggio, che porterebbe i “repo-rate” al range 5,00%-5,25%, e’ assegnato oltre 70% di probabilita’.
Pertanto, all'entusiasmo iniziale per i dati sull'inflazione Usa “calante” e’ seguito un maggior realismo nel finale di seduta: le Borse europee hanno chiuso in rialzo, ma sotto ai massimi: Parigi +0,89%, Francoforte +0,37%, Londra +0,52%, Milano +1,15%.
Anche Wall Street ha metabolizzato in chiaro-scuro i sull'inflazione Usa, chiudendo debole: Dow Jones -0,11%, Nasdaq -0,08%, S&P500 -0,41%.
Sempre ieri, dai verbali dell’ultimo FOMC della FED (Federal open market committee) del 21 e 22 marzo si evince che alcuni membri riflettevano se “fosse appropriato sospendere i rialzi dei tassi di interesse, per valutare gli effetti finanziari ed economici” dei 2 fallimenti bancari.
Altri membri del FOMC avevano rilevato che le azioni intraprese dalla FED e da altri soggetti governativi avevano contribuito a riportare la calma nel settore finanziario, riducendo i rischi a breve termine per l’economia, ma optavano alla fine per un aumento di 25 bps dovuto all’esigenza di contrastare l’elevata inflazione e riportala verso il target del 2%. Alcuni altri proponevano addirittura un rialzo di +50 bps.
Un effetto del dato sull’inflazione Usa si e’ avuto sul mercato valutario dove l’Euro si e’ rafforzato +0,8% sul Dollaro sino a 1,10, il livello piu’ alto da aprile 2022: la moneta unica ha anche guadagnato terreno sullo Yen giapponese, a 146,4, mentre il “cross” Dollaro/Yen è piuttosto stabile attorno 133,3. Sul versante “crypto” segnaliamo come bitcoin abbia confermato i 30.000 Dollari, +8% in una sola settimana.
Lo spread BTP/Bund decennali ieri e’ sceso leggermente a 184 bps, ma salgono i rendimeni dei Govies europei, con quello del BTP benchmark a 4,21%, +5 bps.
Sul fronte macro europeo segnaliamo che a febbraio le vendite al dettaglio nell'Area-Euro sono scese -0,8% rispetto a gennaio, e -3,0% su febbraio. Nulla di sorprendente, ma la debolezza dei consumi e’ piuttosto evidente e probabilmente figlia di una dinamica salariale che non compensa il rincaro dei prezzi.
A febbraio la produzione industriale nell'Area-Euro e' aumentata +1,5% su gennaio, dando continuita’ al +1,0% di gennaio. Rispetto ad 1 anno prima la variazione e’ +2%. In Italia rileviamo -0,2% rispetto a gennaio e -2,3% rispetto a un anno prima. In Germania +2,1% rispetto a gennaio, in Francia +1,1%, in Spagna +0,6%. In sintesi: piccole variazioni positive in termini congiunturali e negative in termini tendenziali.
L’inaspettato calo delle scorte petrolifere americane ha favorito il nuovo rialzo del prezzo del petrolio: il Wti (greggio di riferimento Usa) ha segnato +1,5% a 82,7 Dollari/ barile. Nuova scivolata del -1,8% a 42,9 Euro/megawattora per il prezzo del gas naturale europeo sulla piattaforma TTF di Amsterdam.
Buone notizie per le esportazioni cinesi: il surplus commerciale della Cina a marzo ha toccato 88,2 miliardi di Dollari, quasi il doppio dei 44,4 miliardi del marzo 2022, ma soprattutto oltre il doppio dei 39,2 miliardi stimati dal consenso.
Il merito e’ dell'export che dopo 6 mesi di trend costantemente negativo, e’ bruscamente aumentato +14,8% annuo: a gennaio-febbraio era sceso -7%. L'import ha perso -1,4% a marzo, recuperando da -10,2% di gennaio-febbraio, e battendo il -5% atteso.
La ricerca di asset considerati più sicuri e “decorrelati” ha spinto nuovamente al rialzo il prezzo dell'oro che stamane, 13 aprile, supera i 2.040 Dollari/oncia, +0,5% rispetto a ieri, ed ai massimi da oltre 1 anno. (ore 12.00 CET)
Stamane, le Borse cinesi hanno chiuso in calo, nonostante il recupero dell’export a marzo ed i segnali di rallentamento dei prezzi al consumo, che a marzo sono aumentati solo +0,7% su base annuale e scesi -0,3% su base mensile. Shanghai ha perso 0,30%, Shenzhen -0,9%. L'indice Hang Seng di Hong Kong ha invece guadagnato +0,20%.
Forse hanno inciso i contenuti dei verbali dell'ultima riunione della FED che non escludono una "lieve recessione" nel 2023 del principale mercato di esportazione delle merci cinesi.
Le Borse europee chiudono la mattinata pressoche’ invariate, dopo un avvio piu’ promettente. I futures su Wall Street sono leggermente positivi, in media +0,2% (ore 13.30 CET)
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