Inflazione Usa in calo nei prezzi alla produzione (PPI) di luglio.
I mercati sperano nel bis di quelli al consumo (CPI), in uscita oggi.
Il calo dell’inflazione spingerebbe Fed ed ECB a tagliare i tassi a settembre.
Calano ancora i rendimenti dei Govies europei: fiutano taglio tassi.

Ieri, 13 agosto, le Borse europee hanno recuperato nella parte finale grazie al dato sui prezzi alla produzione (PPI) Usa di luglio che ha rallentato oltre le attese, salendo solo +0,1% mensile, mentre a giugno era cresciuto +0,2%.

I maggiori indici azionari europei avevano aperto positivi, per poi indebolirsi fino a segnare i minimi a metà seduta. Il recupero finale ha permesso chiusure per lo più positive: Milano +0,24%, Parigi +0,35%, Amsterdam +0,37%, Francoforte +0,48%, Madrid la migliore con +0,73%.

A Wall Street la seduta di ieri, 13 agosto, è stata positiva: Dow +1,04%, S&P500 +1,66% e Nasdaq +2,40%.

Oggi, 14 agosto, sarà pubblicato il dato sull’andamento dei prezzi al consumo (CPI) Usa di luglio, altrettanto determinanti per la Federal Reserve (Banca centrale Usa) per decidere l’avvio della svolta monetaria espansiva nella riunione di settembre.

Gli operatori si spaccano quasi pariteticamente tra chi si aspetta un taglio dei tassi di interesse di -0,25%, e chi punta a -0,50%.

Secondo un sondaggio FactSet, il consenso degli analisti prevede prezzi al consumo saliti +0,2% mensile a luglio, per una variazione annuale stabile al 3,0%. L'inflazione Usa, sebbene stenti a scendere verso l’obbiettivo dl 2,0%, è crollata dal picco oltre il +9% toccato a metà del 2022.

Il recente rallentamento del trend rialzista dei prezzi al consumo non ristora comunque i consumatori americani, che restano impattati da una crescita vicina a +20% tra aprile 2022 ed oggi, la più rapida da 40 anni.

Per gli elettori Usa si avvicinano le elezioni presidenziali di inizio novembre, ed i 2 candidati sanno che la recente corsa dei prezzi ed i programmi per prevenirla in futuro sono un tema molto incisivo sulle intenzioni di voto.

L’economia tedesca fatica a riprendersi e vive il 6’ trimestre consecutivo di contrazione, con gli inevitabili riflessi negativi sulle economie “partners” UE: ieri, la pubblicazione dell'indice sulla fiducia economica Zew ha rivelato un crollo oltre le attese: 19,2 punti ad agosto, da 41,8 di luglio.

Più in generale, il quadro macro globale resta incerto, complici le guerre in corso e le numerose tensioni geopolitiche: restano, in particolare, i timori di un attacco dell’Iran ad Israele, e la guerra in Ucraina che si sposta inaspettatamente all'interno del territorio russo, con l’assalto degli ucraini alla regione russa di Kursk.

La presenza di paura per l’evoluzione del quadro geo-politico la dimostra anche il ritorno del prezzo dell’oro verso il massimo storico, toccato il 17 luglio a 2.483 Dollari/oncia.

Buone notizie macro dal Regno Unito: a luglio il tasso di disoccupazione è inaspettatamente sceso a 4,2% da 4,4% di giugno e attese di 4,5%, ed in parallelo è rallentata la dinamica salariale, specie nel dato depurato dall’effetto “bonus”. Inoltre a luglio l’inflazione al consumo (CPI) ha registrato un calo di -0,2% su base mensile, contenendo l’aumento a +2,2%, minimo dal 2021.

I dati tranquillizzanti sui prezzi alla produzione Usa hanno giovato al comparto obbligazionario, sempre più convinto di un possibile taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, supportando acquisti di bond governativi europei.

Lo spread di rendimento tra il BTp decennale benchmark e l’omologo Bund tedesco è sceso a 141 punti, dai 144 punti di lunedì: in parallelo, il rendimento del BTp ha frenato di -7 bps a 3,57%, da 3,64% della vigilia.

Oggi, 14 luglio, le Borse attendono il dato sui prezzi al consumo Usa di luglio, nella speranza di un rallentamento simile a quello osservato ieri quelli alla produzione. I maggiori listini europei avanzano mediamente +0,5% alle 12.00 CET, mentre i future su Wall Street indicano minimi progressi alla riapertura pomeridiana.

Sul mercato valutario si nota la debolezza del Dollaro Usa, che supera la soglia di 1,1 controo Euro, ai minimi dal inizio anno. (ore 12.00 CET).
Continua anche l’indebolimento dello Yen, dopo che le dichiarazioni molto caute delle autorità monetarie (Bank of Japan) sulla prosecuzione della fase di rialzo dei tassi, ed il dato sui prezzi alla produzione giapponesi inferiore alle attese. Il cross Eur/yen tocca 162,2.+0,5%, e quello Us Dollar/Yen 147,2, +0,2%.

Varizioni contenute alle chiusure asiatiche di stamane: Tokio +0,5%, Hong Kong -0,4%, China A50 -0,5%, Mumbai invariata, Sidney +0,3%. Il Premier giapponese Fumio Kishida a settembre non si ricandiderà alla guida del suo partito e alla carica di Capo del Governo.

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