Da più di dieci anni i mercati finanziari statunitensi si trovano in un forte mercato rialzista, si tratta di una bolla speculativa? Per l'analisi di oggi ho scelto l'Indice S&P500, l'indice in questione segue l'andamento di un paniere azionario formato dalle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione. Come possiamo vedere dal grafico, da oltre un decennio ci troviamo all' interno di un mercato bullish molto forte, il quale ha subito solo due correzioni; una nel 2018 e l'altra nel 2020. Inizio l'analisi con due indicatori molto utilizzati: PE RATIO e CAPE, il secondo più specifico per il mercato statunitense. Il PE ratio ad oggi 16/02 è di 40.04, abbastanza alto. Il CAPE (rapporto prezzo / utili corretto per il ciclo) ci mostra come l'S&P 500 sia a 34,77 punti; per dare un riferimento al lettore, siamo sopra ai livelli del 2008 dove il CAPE arrivò a 28, ma nettamente sotto ai quasi 45 punti segnati all'apice della bolla delle Dot-com di inizi 2000. Molti analisti incolpano le aziende statunitensi di questo rialzo per via del BuyBacks sempre crescente. Il BuyBack è un fenomeno che si verifica quando una società decide di riacquistare le proprie quote, l'espansione monetaria di cui parlerò tra poco ha favorito molto questo fattore di riacquisto delle azioni da parte delle società stesse. Scuramente i Buyback hanno aiutato il rialzo, ma certamente non possiamo addossare tutta la colpa a loro. Un altro fattore molto importante da tener conto, è la politica di espansione monetaria attuata dalla Federal Reserve attraverso specifiche manovre, come il quantitative easing. Il sostegno della FED è stato imponente: il bilancio si è quintuplicato da 870 miliardi di dollari del 2008 a 4430 miliardi a settembre 2015, per arrivare a più di 7 trilioni di dollari il 17 novembre 2020. Insomma, negli ultimi anni, la massa monetaria in circolazione è molto aumentata. Un ulteriore fattore che sta permettendo all' indice statunitense di crescere molto è dato dall' interesse dei bond statali; in particolare i rendimenti in percentuale dei bond a medio-breve termine è molto basso circa 0,5% a 5 anni e 0,8% a 7 anni. Questi interessi non permettono neppure all'investitore di proteggersi dall'inflazione... ciò ha spinto molti investitori a spostarsi nel mercato equity, andando così a far confluire i capitali precedentemente destinati al mercato obbligazionario, nel mercato finanziario, creando il cosiddetto effetto TINA: There Is No Alternative. In conclusione, penso che il mercato statunitense non sia in una nuova bolla finanziaria, ma soltanto in una fase rialzista molto accentuata.
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