Ancora una seduta poco significativa per i principali listini Usa, mentre il Dax, in controtendenza, continua invece a far registrare nuovi massimi storici, a dispetto della logica. I mercati però, come è noto, hanno sempre ragione per cui vanno comunque assecondati. Wall Street ha chiuso in territorio negativo su tutti e tre i listini principali, con movimenti ridotti.

Tecnicamente potrebbe cominciare una lenta fase di distribuzione dei prezzi in grado di generare una correzione più importante che però deve rompere tanti supporti ravvicinati che fanno pensare che prima che parta un trend di ribasso, occorrerà del tempo.

Si attende con interesse il dato, in via di pubblicazione questo pomeriggio, sul price consumer expenditure, che diventa estremamente importante anche alla luce della pubblicazione della seconda stima del Pil Usa del quarto trimestre, uscita inferiore alle attese. L’economia a stelle e strisce, infatti, è cresciuta del 3,2% anno su anno nel quarto trimestre del 2023, leggermente al di sotto del 3,3% nella stima anticipata, dopo un tasso del 4,9% nel terzo trimestre.

D'altro canto, la spesa dei consumatori è stata rivista al rialzo (3% contro 2,8%), guidata dai servizi (2,8% contro 2,4%) mentre i beni sono aumentati meno (3,2% contro 3,8%). Inoltre, la spesa pubblica è aumentata (4,2% contro 3,3%) ma anche le esportazioni (6,4% contro 6,3%) insieme alle importazioni (2,7% contro 1,9%) sono aumentate più del previsto. E con la discesa dei listini ci si sarebbe attesi un aumento del risk off, ed invece ancora nulla, con l’indice Vix ancora a 13.50 e i rendimenti dei titoli di stato decennali Usa stabili a 4.27%.

VALUTE

Finalmente una giornata interessante sui mercati, con il dollaro sugli scudi, a schiacciare sui supporti tutte le valute concorrenti. Movimenti interessanti con il solo euro e in parte la sterlina che hanno retto l’urto della divisa americana. Le oceaniche sono crollate, con un bel movimento di ribasso di AudUsd che ha sfiorato l’1% che di questi tempi è una gran cosa, mentre il dollaro neozelandese, dopo la decisione della RBNZ (tassi invariati), ha corretto di ben 100 pip ovvero l’1.7%.

Lo Jpy solita vittima sacrificale nel silenzio assordante della BoJ, almeno nella seduta europea e americana di ieri, poi questa notte recupero improvviso dopo le dichiarazioni di Takata, membro della BoJ che ha chiesto a gran voce un cambiamento nella politica monetaria, che dovrebbe adeguarsi all’economia reale e al contesto finanziario. UsdJpy che da 150.70 ha fatto 100 pip di discesa per poi stabilizzarsi.

Il movimento di tenuta del dollaro non sembra però essersi esaurito, specie sulle oceaniche e la contemporanea tenuta dell’euro ha spinto i cross EurAud ed EurNzd al rialzo con movimenti interessanti. EurAud ha violato 1.6610, ed ha messo nel mirino quota 1.6680, che se ulteriormente superato, crea dei target a 1.6900. EurNzd analogamente, cerca il superamento di 1.7920 area. Anche GbpAud e GbpNzd, ovviamente, stanno salendo con una certa impulsività.

EurJpy è sceso per contro a 162.40 e prova a muoversi verso i supporti posizionati in area 162.00. Ci prova infine anche UsdCad a rompere i livelli chiave per portarsi anch’esso verso 1.3620 30 area di resistenza. Insomma, si cominciano ad intravedere price action intriganti e volatili, e la ragione è che ci avviciniamo alle modifiche nelle politiche monetarie nelle principali aree del primo mondo, e se non vi saranno però cambiano le parole dei banchieri centrali, che cominceranno ad avere delle preoccupazioni anche verso la crescita e non solo l’inflazione. È solo questione di tempo.

لقطة

ITALIA

L’indice di fiducia del settore manifatturiero, nel nostro paese, è sceso a 87,3 nel febbraio 2024 dall’88,1 rivisto al ribasso e relativo al mese precedente, facendo segnale per due anni consecutivi, un valore sotto quota 100. Ciò dimostra le difficoltà del nostro settore produttivo più importante.

La flessione è stata attribuita al peggioramento delle condizioni attuali dei nuovi ordini (-18,2 contro -17,1 di gennaio) e della produzione (-18,2 contro -16,2), mentre ha rallentato anche la fiducia sulle scorte finite (3,8 contro 4). Pessimismo si riscontra anche sulle aspettative future, in particolare su ordini (0 vs 2,5), produzione (-0,9 vs 0,7) e prezzi (4,4 vs 3,2), mentre continuano a peggiorare le aspettative sul quadro macroeconomico italiano (-15 contro -16,5).

EUROZONA

L'indicatore del sentiment economico nell'Eurozona è sceso a 95,4 nel febbraio 2024, in calo rispetto al dato rivisto di 96,1 di gennaio e al di sotto delle aspettative del mercato di 96,7. Il sentiment è rimasto fiacco, in ragione di una inflazione che ancora preoccupa, e resta elevata, costi di finanziamento in aumento e una domanda esterna debole.

La fiducia è peggiorata tra i produttori (-9,5 vs -9,3 di gennaio), i fornitori di servizi (6,0 vs 8,4), i rivenditori (-6,7 vs -5,6) e i costruttori (-5,4 vs -4,6), ma è leggermente migliorata tra i consumatori (-15,5 vs -16.1). Tra le maggiori economie del blocco, l’ESI è peggiorato in Italia (-1,6), Germania (-0,6), Francia (-0,3) e Spagna (-0,2), mentre è migliorato nei Paesi Bassi (+1,7).

OCEANIA

Le vendite al dettaglio in Australia sono aumentate dell'1,1% su base mensile nel gennaio 2024, invertendo il trend rispetto al calo del 2,1% rivisto al rialzo del mese precedente, ma mancando il consenso del mercato su un aumento dell'1,5%. Tutti i settori hanno sostenuto la ripresa dopo che i consumatori hanno anticipato la spesa per usufruire degli sconti durante l’evento del Black Friday.

In ripresa le vendite del commercio al dettaglio di abbigliamento, calzature e accessori personali (2,4% contro -5,4% di dicembre), dei grandi magazzini (1,7% contro -6,5%), bar, ristoranti e cibo da asporto (1,3% contro -0,7%). Il dollaro australiano ha recuperato quota 0.6515 dopo che ieri si era fermato sui supporti chiave posti a 0.6490.

In Nuova Zelanda, nel frattempo è uscito l’indice ANZ business out look, sceso a 34,7 nel febbraio 2024 dal massimo degli ultimi 10 anni, registrato a gennaio a 36,6. Gli ultimi risultati continuano a mostrarci un quadro misto, con dati positivi alternati a negativi. Dollaro neozelandese che dopo i fuochi di artificio delle ultime 3 4 settimane, sembra aver iniziato una correzione.

PETROLIO

Mercoledì i futures del greggio WTI sono scesi leggermente a 78,5 dollari al barile dopo la pubblicazione dell’aumento delle scorte di greggio statunitense. L’ultimo rapporto dell’EIA ha mostrato un aumento superiore alle attese di 4,2 milioni di barili nelle scorte di petrolio greggio statunitense la scorsa settimana, sebbene molto inferiore agli 8,4 milioni riportati dall’API.

L'aumento delle scorte è in gran parte attribuito ad un rallentamento dei processi di raffinazione che convertono il petrolio greggio in prodotti finiti. Guardando al futuro, gli investitori attendono con impazienza il prossimo incontro dell’OPEC+ a marzo, nel quale si decideranno probabilmente, nuovi tagli alla produzione. Inoltre, l’incertezza che circonda il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, così come i continui attacchi degli Houthi alle navi del Mar Rosso, aggiungono un premio al rischio che dovrebbe poi sostenere il prezzo del greggio.

Buona giornata e buon trading.

Saverio Berlinzani




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