Torna il pessimismo su mercati azionari, crescente rischio recessione europea.
Attese in peggioramento per gli utili delle aziende quotate europee.
La tensione sui rendimenti dei Govies europei resta elevata.
Crisi del gas in autunno: la Russia riduce le furniture gia’ da ora?


La Banca Centrale Europea (BCE), nella riunione straordinaria di ieri, 15 giugno, ha richiesto al proprio staff tecnico di lavorare alla rapida creazione di una sorta di scudo anti-spread e “anti-frammentazione”, reso urgente dal recente brusco aumento dei rendimenti di alcuni Govies della “periferia europea”, ed anche dai differenziati strascichi della pandemia sulle maggiori economie europee.

La BCE ha dichiarato che sarà flessibile nel reinvestimento dei rimborsi a scadenza e delle cedole dei bond accumulati durante la pandemia, tra cui primeggiano quelli del portafoglio del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program) da 1,7 trilioni di Euro: parliamo di circa 200 miliardi di Euro/anno disponibili per acquistare titoli governativi degli Emittenti sovrani piu’ “fragili”, prevenendo derive speculative.

I mercati azionari ed obbligazionari europei hanno chiuso con sensibili rialzi, e con una contrazione degli spread tra i rendimenti dei Bund decennali tedeschi “benchmark” e quelli della “periferia”, a partire dai BTP italiani: lo spread BTP/Bund e’ sceso 215 bps, quando lunedi aveva superato 250.

Molti analisti hanno ritenuto l’iniziativa dell’ECB un passo indietro urgente, dopo che uno settimana fa l’annuncio di interrompere gli acquisti straordinari di titoli alla fine di giugno, aveva prodotto una vera e propria impennata dei rendimenti di molti bond governativi europei.

In chiusura, ieri 15 giugno, si e’ registrato un solido e corale progresso degli indici europei: Milano +2,9%, Londra +1,4%, Francoforte +1,5%, Parigi +1,6%. Anche Wall Street, in attesa delle mosse della Federal Reserve (Banca Centrale Usa), ha chiuso in considerevole rialzo: Dow Jones +1,0%, S&P500 +1,5% e Nasdaq +2,5%.

Quando in Europa era tarda sera, la Banca Centrale Usa ha agito come era lecito aspettarsi dopo il dato allarmante e sopra le attese dell’inflazione di maggio, optando per un rialzo di +0,75%, il maggior movimento singolo dal 1994. Una mossa che, peraltro, non ha spaventato i mercati, in qualche modo preparati ad balzo del genere, giustificato dalla necessita’ di contrastare l’inflazione troppo alta.

Tra l’altro, il Chairman della FED Powell ha anticipato che nella Riunione di luglio potrebbe esserci un rialzo della stessa misura o inferiore, eliminando lo spauracchio di una progressione ancora più aggressiva ma ribadendo, in modo ancora più energico, che la priorita’ viene ora data a riportare l’inflazione al +2%.

La Federal Reserve ha rivisto al rialzo l'intervallo dei possibili futuri rialzi a +1,5%-+1,75%, prefigurando un target mediano di +3,4% entro fine anno, rispetto al qualche ci troviamo a “meta’ strada”.

Fronte macro Usa sul mese di maggio: le retail sales (vendite al dettaglio), ex automobili, sono cresciute +0,5% mese su mese, contro attese di +0,7%. I prezzi delle importazioni (import prices) sono saliti del +0,6% mensile, facendo meglio del +1,1% previsto, anche per effetto della revisione al rialzo del dato precedente.

Stravolgono le previsioni, invece, i prezzi delle esportazioni, +2,8%, contro stime di +1,3%, e questo dato, se si confermasse nei prossimi mesi, sarebbe decisamente supportivo di un ulteriore apprezzamento del Dollaro, cosa non troppo gradita a politici e imprenditori americani.

Forte nervosismo sul mercato del gas naturale europeo, il cui prezzo si impenna sino ad oltre 120 Euro/MWh a causa del brusco calo, variamente spiegato, delle forniture russe. Piu’ riflessivo il prezzo del petrolio, col WTI (West Texas Intermediate) a 116 Dollari/barile (ore 14.30 CET).

Sul tema valutario, e’ utile ricordare che il Dollaro Usa e’ sui massimi degli ultimi 20 anni verso Euro, complice anche la mancanza di chiare indicazioni sul nuovo strumento di intervento sul mercato al quale sta lavorando la Banca Centrale Europea.

Prosegue la fase difficile delle crypto-valute, soprattutto dopo l’annuncio di Coinbase, che e’ intenzionata a tagliare il 18% dei dipendenti, circa 1.100 persone su 5.000. Bitcoin e’ sceso ieri, 15 giugno, anche sotto 21.000 Dollari, per poi rimbalzare a 22.500.

Primi segnali di miglioramento per la congiuntura economica cinese: le vendite al dettaglio di maggio, pur segnando -6,7%, sono scese meno delle attese, mentre la produzione industriale e’ cresciuta +0,7%, superando le aspettative di un lieve calo.

Stamattina, 16 giugno, le Borse dell’Asia-Pacifico hanno registrato variazioni miste. Nikkei giapponese +0,4%, CSI300 di Shanghai e Shenzen -0,6%, Kospi coreano +0,2%, BSE Sensex indiano -2,0%, Hang Seng di Hong Kong -2,2%.


Mercati obbligazionari privi di direzione: il rendimento del Treasury Note a dieci anni arrivato a inizio settimana vicino a +3,50%, oggi “paga” +3,31%: grazie alla discesa dell’inflazione attesa 10 anni, riesce a “garantire” circa 60 bps di rendimento reale.
Il BTP 10 anni rende +3,90%, quello tedesco +1,54%, per uno spread abbastanza sotto controllo, attorno a 235 bps.

A inizio pomeriggio, i principali listini azionari europei perdono mediamente oltre il -2,4%, parallelamente ad un forte peggioramento dei futures su Wall Street, che reludono a riaparture pesanti, vicine a -2% per S&P500 e Nasdaq.

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